Santissimo Crocifisso ligneo di Galtellì, Sardegna
Committente: Chiesa parrocchiale di Galettlì
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro
La leggenda vuole che la statua lignea raffigurante il Cristo sulla croce sia giunta e sia stata conservata a Galtellì per volontà Divina. Il simulacro fu rinvenuto nella spiaggia di Orosei dentro una cassa, da alcuni abitanti di Sarule. Questi decisero di portarlo nel loro paese per farne dono alla chiesa. Quindi lo issarono su di un carro trainato da buoi per trasportarla. I buoi percorsero senza problemi la strada che porta da Orosei a Galtellì, ma giunti alla piazza del paese si fermarono di loro sponte. A nulla valsero gli incitamenti, così si decise di sostituire gli animali con altri più freschi e docili, ma neanche questi vollero muoversi. I fedeli al fine compresero la natura celeste della forza che teneva inchiodate al suolo le zampe delle bestie. Decisero allora di lasciare il Cristo dove Egli stesso aveva deciso di rimanere.
Il Comune di Galtellì, in occasione del quattrocentesimo anniversario de “los milagros” del Crocifisso, ha voluto ridare nuova vita alla scultura, opera conosciuta e venerata anche fuori dal paese che la accoglie.
L’intervento al Crocifisso di Galtellì, opera di scuola spagnola del XV secolo ha riguardato non solo la totale pulizia della statua ma anche il risanamento di alcune lesioni strutturali riscontrate in alcune parti della scultura (in particolar modo in un piede). Nel rispetto delle tradizioni e delle richieste dei fedeli, l’opera è stata predisposta per il restauro. La lunga e paziente pulitura delle superfici ha messo in evidenza il pallido incarnato e sottolineato la muscolatura nella sua bella volumetria, e le vene realizzate a rilievo. Anche sul volto sono riapparsi segni distintivi che evidenziano il taglio degli occhi e la lacrima che conferisce al Cristo un’umanizzazione quasi commovente.
Terminate le fasi di consolidamento, pulitura, ricostruzione e integrazione pittorica, assieme alla direzione lavori si è deciso di sostituire il perizoma di juta. Non essendo originale e lontano dagli stereotipi di copertura del bacino utilizzati per Cristi coevi a quello di Galtellì, dopo una ricerca storica si è deciso di utilizzare una stola costituita da due strati di seta grezza.
La soluzione escogitata per la costruzione della capigliatura e della barba è però quella più originale e significativa anche dal punto di vista del sentimento popolare. Sulla base di una proposta fatta alla popolazione di Galtellì, devota e legata in maniera indissolubile alla figura del Cristo, sono state raccolte ciocche di capelli da donatori volontari. Dalla loro unione un’artigiana locale ha creato la parrucca e la barba.