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Manutenzione pompe e caldaie della Centrale Idrodinamica del portovecchio di Trieste

La Centrale Idrodinamica realizzata nel 1890, è l’edificio di maggior valore tecnologico del porto vecchio perché conserva preziose macchine per la distribuzione dell’energia idrodinamica nel porto.

Quello di Trieste fu uno dei primi porti al mondo, assieme ad Amburgo, Buenos Aries, Calcutta e Genova, a dotarsi di una di una Centrale Idrodinamica. L’acqua sotto pressione, prodotta dalla centrale, veniva distribuita in tutto il porto attraverso 6.500 metri di condotte sotterranee, andando ad alimentare direttamente le gru da banchina, da capannone e i montacarichi. L’impianto era costituito da una batteria di 10 caldaie Lancashire tipo Cornovaglia, da 4 macchine generatrici di pressione costruite dalla Breitfeld Danek & Co di Prag-Karolinenthal e da una pompa ausiliaria.

Nel corso del tempo, l’impianto idrodinamico risultò insufficiente per sostenere l’espansione necessaria e, nel 1913, su disegno dell’architetto Zaninovich, nell’area adiacente alla Centrale fu costruito un nuovo edificio che ospitava la Sottostazione elettrica di riconversione, funzionante fino al 1989 e parzialmente in uso fino al 2006.  La Centrale ha fornito energia  per quasi cento anni  fino al 15 giugno 1988 quando l’Autorità Portuale ne ha posto in atto la dismissione e l’adozione di tecnologie più moderne per la fornitura di forza motrice alle attrezzature portuali.

In tempi recenti, grazie alla musealizzazione di opere industriali considerate eccellenza tecnologica, complessi come la centrale idrodinamica sono divenute meta di interesse storico-scientifico.

Gli interventi di manutenzione eseguiti da VitaRestauri in collaborazione con il restauratore Nunziato Scalisi hanno interessato i macchinari presenti all’interno della centrale. L’impianto in questione, dopo un prolungato periodo di chiusura a causa di un cambio di destinazione d’uso dell’edificio, risultava interessato da depositi coerenti e incoerenti: accumuli che, vista la complessità meccanica tra ingranaggi e pulegge, erano andati a depositarsi sul grasso oleoso che serve alla movimentazione e al funzionamento degli ingranaggi. Erano, inoltre, evidenti percolature di ossidazione in prossimità di elementi che presentano fratturazioni.

Gli interventi di pulitura eseguiti sotto la sorveglianza della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia e il dipartimento del Comune di Trieste, hanno interessato le pompe della sala principale della centrale e le caldaie della sala adiacente.

La manutenzione si è sviluppata principalmente in due fasi: la prima ha visto l’uso di aspiratori e micro aspiratori per la rimozione dei depositi più superficiali, la seconda ha previsto l’utilizzo di detergente neutro per una pulitura più accurata e puntuale delle superfici.
L’utilizzo di detergente neutro è stato stabilito sulla base dell’esecuzione di piccoli saggi di pulitura, che ne hanno determinato l’efficacia mostrando un ottimo risultato finale. Il risciacquo mediante acqua è stato seguito da una accurata asciugatura al fine di evitare la possibilità di insorgenza di ossidazione.
Le poche zone interessate da colatura di ruggine sono state pulite mediante l’utilizzo di acido citrico in soluzione acquosa addensata, coadiuvato da un’azione meccanica con spazzolini a setole sintetiche. Tali superfici sono, infine, state trattate con prodotto specifico atto a bloccare il processo corrosivo senza modificare il colore della superficie.